sabato 27 aprile 2013

Ti inculi, ti incanti.

Come una bimba, raccolta nelle mie mani, sospesa, come se non avessi peso.

Poi, ti appoggio, pian piano, sul mio perno. Il tuo punto di svolta, il centro di gravità attorno a cui orbita il tuo corpo.

Scendi, pianissimo, nell’inferno in cui c’incontriamo, finalmente.

T’inculi, t’incanti.

giovedì 25 aprile 2013

Travaglierai di me.

Anche stamane così, fra poco.

La pioggia che picchia forte, contro la strada e le finestre lì fuori. Suoni di tempesta, tutta una forza che condensa lì, a indurire il desiderio che si prepara a sopraffarti.

Il tuo culo sporgente, altissimo, la tua testa devotamente abbassata, i seni, che presto raccoglierò nelle mani, sicuro appiglio al quale ci aggrapperemo entrambi, mentre ti consumo.

Non faremo l’amore, neppure stavolta: salirò su di te, come fa animale sopra l’altro, amando me stesso così tanto, in te, da desiderarne cento, mille come me, che montano cento, mille come te. Per ingravidarti dell’idea di me e di te, per riprodurmi, in te.

Stringerai forte ognuno dei tuoi muscoli, come una sequenza di scosse porterai il terremoto fin dentro le mie palle, scuotendomi fino all’eruzione del mio seme. Lo raccoglierai tutto, goccia a goccia.

E per tutto un giorno travaglierai di me, a partorirmi mille volte.

mercoledì 24 aprile 2013

Le mie mani, bocche affamate.

Le mie mani, come bocche affamate sul tuo corpo.

Segni, le mie dita che premono nella tua carne, i miei denti, che già senti affondare, ovunque: dalla pelle delicata del collo, fin giù, a cercarti il ventre esposto, indifeso.

Come un magnete, ti aggrappi a me, come cercando protezione; ma sono io, il cacciatore.

Crudele, saccheggerò le tue carni, parte per parte, fino all’essenza di te, finchè non ti sciogli, stillando impalata, su di me.

mercoledì 17 aprile 2013

Lascia che t'occupi, t'invada.

Prima di cena, prima di qualunque tua attesa.

Spinta sul tavolo, ancora vuoto, come fossi tu il mio pasto.

Il tuo culo denudato in un istante, oscenamente esposto, tutto di te, senza ritegno, svelato: le parole corrono in gara con le dita, a spiegarti come intendo frugarti, fuori e dentro.

Come una cosa, ti dico. Come un oggetto intendo ispezionarti, accarezzarti, penetrarti.
Resta immobile, ti ordino. Non gemere, non disturbare.
Fai la brava, come uno scrigno ti voglio aprire.

Accarezzare il tuo caldo ventre, lubrificarmi le mani nell’olio profumato che produci, scorrendoti dentro.

Niente più di te importa. Fammi spazio, mettiti da parte. Lascia che ti occupi, t’invada: servimi.

Per annullarti, nella gola.

Voglio scoprire la tenerezza con cui ti prendi cura del mio sesso, offrendogli la delicatezza della tua lingua, accogliendolo fra le morbide pieghe delle tue labbra, seguendone con pazienza e attenzione curve e rilievi, gustandolo con tutta la dolcezza della femminilità che ho evocato, col mio sesso, in te.

Voglio che lo coltivi, come una pianta, irrigandolo e curandolo, nel tuo terreno umido, fecondo.

Eppure, sento già crescere dentro l’istinto di usare la tua bocca, come fosse uno qualunque dei tuoi buchi, dimenticandomi del viso e della mente, che vi sta intorno, o forse proprio per questo, per fotterlo quel viso, per fotterti quella mente, di nuovo.

Per svuotarti anche da lì, ancora.

E non avere alcuna remora, o alcuna pietà, nell’impalarti la gola, con forza, nel forzarti anche l’ultima difesa, nel ridurti al silenzio, con i colpi del mio cazzo che tacitano voce e pensieri, finchè nelle mie mani la tua testa non sia altro che uno strumento da usare, per far sfogare il mio cazzo e la mia anima inquieta.

E gli schizzi del mio seme, voglio che ti arrivino, stavolta, dritti nell’esofago, giù in fondo alla gola.

Impotente e quasi soffocata dal mio cazzo, le vibrazioni, gli spasmi del mio orgasmo ti risuoneranno, dal palato, fin nel cervello, come fosse la tua stessa bocca tutt’uno col mio sesso, a pulsare, venendo; e il latte prezioso che ho prodotto per te, scivolerà direttamente nel tuo stomaco, senza che tu possa avere alcuna volontà, compiere alcun gesto, neppure, semplicemente, deglutirmi.

Perchè la tua volontà sia completamente annullata, fino in fondo.