giovedì 25 aprile 2013

Travaglierai di me.

Anche stamane così, fra poco.

La pioggia che picchia forte, contro la strada e le finestre lì fuori. Suoni di tempesta, tutta una forza che condensa lì, a indurire il desiderio che si prepara a sopraffarti.

Il tuo culo sporgente, altissimo, la tua testa devotamente abbassata, i seni, che presto raccoglierò nelle mani, sicuro appiglio al quale ci aggrapperemo entrambi, mentre ti consumo.

Non faremo l’amore, neppure stavolta: salirò su di te, come fa animale sopra l’altro, amando me stesso così tanto, in te, da desiderarne cento, mille come me, che montano cento, mille come te. Per ingravidarti dell’idea di me e di te, per riprodurmi, in te.

Stringerai forte ognuno dei tuoi muscoli, come una sequenza di scosse porterai il terremoto fin dentro le mie palle, scuotendomi fino all’eruzione del mio seme. Lo raccoglierai tutto, goccia a goccia.

E per tutto un giorno travaglierai di me, a partorirmi mille volte.

2 commenti:

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  2. Le tue parole mi fanno vibrare di emozione e di orgoglio. Capita, ogni tanto, di trovare lettori e lettrici così accorati e attenti. E' solo per costoro che scrivo. Non per chiunque, ma per chi riesce a fare delle mie parole un pasto, un nutrimento, qualcosa che entra nel corpo di chi legge, lo abita, fino a diventare cellule, organo di quello stesso corpo.
    Continuerò a pubblicare altre cose, nei prossimi tempi. Leggimi ancora.

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