martedì 7 maggio 2013

Ben piantato, in fondo alla tua gola.

A uno a uno, prendendomi tutto il tempo necessario, fermandolo, se necessario, il tempo. Per noi.

Voglio leggerli lì dentro, attraverso la sottile membrana del tuo palato, in trasparenza, come t’avessi denudato anche il cervello: leggerli tutti, i tuoi pensieri, e quelli sconci, quelli osceni soprattutto, quelli per i quali la vergogna non ti concede ancora parola.

Voglio leggerli e sentirli risalire lungo l’asta inflessibile del mio cazzo, sentirli scendere e circolare nei percorsi misteriosi delle mie palle, voglio che si mischino, i tuoi pensieri osceni, con lo sperma denso che quasi respiri, attraverso la tenera pelle del mio scroto, che ti accarezza il mento.

Tu non farai nulla: seni esposti, braccia alzate nella resa. Tutta la tua mente, concentrata, coagulata attorno al respiro ritmato, con cui mi fai spazio, più profondamente che puoi.

Comunichiamo, attraverso il mio cazzo. Ti leggo dentro, dove nemmeno tu conosci.

E il mio sperma abbondante, il mio sperma e il tuo segreto, scende dritto nel tuo stomaco, uno schizzo per ogni tuo mistero.

Svelandoti, tutta.

11 commenti:

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  2. Mi fa piacere che ancora mi leggi. Grazie. Forse c'è troppa perfezione, in questo frammento di storia.
    Quel che manca, è lui che finisce, lasciandola rotta, nuda, senza riparo possibile. La lacrima di lei, di cui lui nemmeno si accorge. La crudeltà, che si impone.

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  4. Ti ringrazio per la costanza, allora :-)

    Io parlo di crudeltà nel senso in cui ne parla Deleuze, ne "Il freddo e il crudele", un libro, cosa rarissima, che tratta filosoficamente il tema del masochismo e del sadismo.
    "Si tratta di dimostrare che il ragionamento è esso stesso violenza, che è dalla parte dei violenti, con tutto il suo rigore, con tutta la sua serenità, con tutta la sua calma". Perciò occorre che lui, con calma ma fermamente, alla fine, compiuto il gesto, la lasci. Senza protezione, nuda e vuota. Nella lacrima, come dici tu, di gioia, per la scoperta finalmente compiuta: la scoperta meravigliosa della crudeltà del reale.

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  7. Non è facile per me rispondere al tuo commento, intanto perchè è molto articolato - una vera recensione - e poi perchè mi provoca alla questione della responsabilità....nel senso: una volta pubblicato, un testo a chi appartiene? All'autore, o a chi lo legge? E la responsabilità delle interpretazioni che genera - in questo caso un nuovo, altro testo, il tuo - di chi è?
    Penso cioè di saperne, di quanto ho scritto, non più di tanto rispetto a quanto ne sai tu. Siamo entrambi estranei a un testo che, è vero, ho scritto io; ma sarebbe meglio dire che ne sono, io stesso, scritto, e anche tu, per certi versi. L'autore è sconosciuto e io non so come contattarlo per chiedergli cosa voleva veramente dire!
    Perciò, anche se dico "io", qui il mio ruolo da autore è davvero da mettere fra parentesi. Posso dir questo: sullo sfondo dei miei testi non c'è mai una idea di relazione romantica. Non c'è questa tensione all'appartenenza, al legame sentimentale. Ciò non significa che siano assenti i sentimenti, tutt'altro; la crudeltà sta anche nel manifestare, nell'evidenziare questi sentimenti, e nel mostrare un fatto fondamentale: i sentimenti non sono altro che sensazioni, e le sensazioni non sono altro che produzioni carnali, come quando sentiamo un odore o produciamo un umore, liquidi che colano dalla fica o sperma o quel che vuoi. I sentimenti sono solo flussi di desiderio, come tutto il resto. Passano. Bisogna, anzi, aiutarli a passare, dar loro velocità: questa è crudeltà, questa è la crudeltà che mi interessa dire, nei miei testi.
    C'è un bel detto di Blanchot, che recita: "Bisogna, in faccia a ogni istante, comportarsi come se esso fosse eterno e attendesse da noi di diventare passeggero".
    Dunque non c'è niente di superiore, fra il cazzo di lui che scivola in fondo alla gola e l'Es di lei, che egli tenta di strapparle - c'è solo il palato, l'istmo delle fauci, il fondo della faringe, alcune ossa del cranio, e flussi di depolarizzazione e ripolarizzazione che corrono frenetici, dall'una parte e dall'altra, nei tessuti nervosi della testa del cazzo e nei tessuti nervosi, dall'altra parte, del cervello che sta subito dietro, a quella gola fottuta.
    E il fatto è proprio questo: alla fine tutto questo...finisce, bruscamente. Non c'è un lieto fine. Lui le inonda di sperma la gola, l'esofago, lo stomaco. Lei, è rotta, vuota, senza protezione. E le resta solo quello, poche gocce di un seme che è già cibo digerito. Questo è tutto quello che ha catturato.
    Ciò da cui sono catturati, entrambi, è solo il tempo che passa, il tempo che passa e che li trapassa, da parte a parte - e forse è questo trapassarli, che tu scambi per la freccia di un immaginario Eros.

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  9. Detto bruscamente, la psicoanalisi è un imbroglio, in particolare quando si tratta di sessualità e tanto più se si parla di sessualità "non tradizionale". Si tratta piuttosto di sperimentare, anzichè interpretare.
    Perciò non so, alla fine...sul serio, io scrivo per eccitarmi e provocare eccitazione. Per muovere la carne, il desiderio. Ho il timore, la sensazione, che tu ti approcci a ciò che scrivo, invece, razionalizzando molto: come se cercassi nelle mie parole degli spunti di riflessione, delle conferme discorsive, razionali, a una tua visione del mondo.
    Per carità, apprezzo in ogni caso qualunque commento o riflessione, tanto più una lettura attenta come la tua. Solo, spero, col tempo, che i miei scritti riescano a far colare umori, dalla tua mente - dal tuo corpo - anzichè ragionamenti, per quanto alla rinfusa.
    Cercherò perciò di scrivere meglio.

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  11. Le cose "fuori luogo" per me sono sempre gradite, assolutamente. So riconoscere, anche nei ragionamenti, la perversione, l'urgenza, il bisogno.
    Cerco solo di smascherarlo. E penso di dover essere più efficace, in questo senso.

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