sabato 11 maggio 2013

La mia voce nel telefono.

La mia voce nel telefono, lenta.

Le mie parole, cadenzate dal vino rosso che sorseggio, lo stesso che avevo scelto per te, oggi, quello che bevevi, scrivendomi.

Eri ancora vestita di bianco, allora: il tuo completino di cotone, quello più semplice, le mutandine e il reggiseno con cui potrei mostrarti, quasi casta, pudica, a chiunque.

Scrivimi, ti ho chiesto, le parole che ti leggerò stasera: perditi. Perdi ogni pudore, rinuncia alla tua castità, per me.

Ora indossi quello che ho scelto per te, per ascoltarmi. Il poco che ti serve stasera, ti ho detto: scarpe e calze nere che declamino oscene, senza possibilità di smentite, la tua fica grande, aperta. La tua fica puttana.

Perchè non ascolterò altro, ti ho detto, da te: se non l’urlo silenzioso, onda che cresce fino alla tempesta, del tuo buco rosso e rosato, in mostra per me.

Tieni le tue dita lì intorno, lì vicino, a sfiorarti i peli piccolini, le pieghe più carnose del tuo pube. Immobili.

Dovrai aspettare molto, molto a lungo stasera, così: imparare a lasciare, che io decida di te.

7 commenti:

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  3. Nell'attesa del piacere, nel proprio tempo donato, il piacere del dono...

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  5. Avrei molto altro materiale da pubblicare, ma ho deciso di interrompere le pubblicazioni di scrittura erotica, qui, e altrove. Non sono soddisfatto del tipo di feedback che ho conseguito. Probabilmente non scriverò più, non per il pubblico indifferenziato, almeno.

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  7. Non è che i lettori non siano all'altezza....è che non li sento sufficientemente vicini, non riesco ad avere l'interazione di cui ho bisogno.
    La mia è una scrittura che cerca concretezza, che chiede realtà.

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